22 nov 2015

PSICOLOGIA dell'EMERGENZA: Esperienze sul campo

Area PSICOLOGIA dell' EMERGENZA: Esperienze

Dopo aver frequentato, a Padova, il Master Universitario in: Psicologia dell'Emergenza. Management Psicologico degli Eventi Stressanti e Catastrofici ho partecipato alle iniziative organizzate dalla Federazione Psicologi per i Popoli ed in seguito a quelle dell'Associazione Psiem, co-fondata con alcuni colleghi del corso.

Psiem, dal 2004 al 2014, è stata un' Associazione di volontariato costituita, da soli psicologi esperti nel settore, rimasta attiva negli ambiti: del supporto psicologico, psicosociale e della formazione.

In questa sezione si trovano pubblicate alcune esperienze personali di interventi di maxiemergenza, effettuati anche in collaborazione con altre associazioni, ecco i titoli degli articoli:

- Mostar 2003 - 2007.
- Abruzzo. Sisma 6 aprile 2009. Appunti fotografici dell' intervento psicosociale.
- 20 - 29 Maggio 2012. sisma Emilia.
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Mostar 2003-2007




A cura di Stefania Servadio
Foto di Stefania Servadio

 Un po’ di storia
  • Mostar, costruita lungo il fiume Neretva, è la Capitale dell’Erzegovina, e sorge in una regione carsica e collinosa.
  • Nel 1918, dopo la caduta dell’Impero Austro Ungarico, fu creato il Regno dei serbi, di fede cristiano ortodossa ed i croati e sloveni di fede cattolica. Mentre parte della popolazione era già stata islamizzata nel 1463 dagli Ottomani.
  • Tra il 1992 e il 1993 la città fu sotto assedio per nove mesi e la guerra che scoppiò fu un conflitto civile con risvolti etnico-religiosi al termine della quale nella sola Bosnia Erzegovina si conteranno circa 300 mila morti.
  • Il 3 aprile del 1992 il JNA, l’Armata Popolare Jugoslava, bombarda Mostar e in seguito ne prende il controllo.
  • L’8 aprile i croati dell’Erzegovina, formano l’HVO, il Consiglio di Difesa Croato, e affrontano l’esercito serbo.
  • L'artiglieria della JNA colpisce svariati bersagli civili tra i quali edifici cattolici e mussulmani.
  • Il 12 giugno le forze militari dell'HVO, con la collaborazione di piccole formazioni di bosniaci, costringono le truppe del JNA a d abbandonare Mostar.
  • La città viene bombardata dai serbo bosniaci dalle postazioni a est tra le montagne.
  • Ha inizio la lotta, tra bosniaci mussulmani e croati bosniaci, per il controllo della città. Siamo nel 1993.
  • Il 9 maggio del 1993 i croati bombardano il quartiere musulmano, riducendo in rovine edifici sacri mussulmani e abitazioni di fattura ottomana e crearono campi di concentramento per musulmani.
  • Il 9 novembre del 1993 un colpo di mortaio distrugge il ponte di pietra risalente al XVI secolo, lo Stari Most, Ponte Vecchio di Mostar, fu costruito tra il 1557 e il 1566 dall’architetto ottomano Mimar Hajreddin e da artigiani della città
  • Il ponte, simbolo della città, e ora del mito mussulmano sconfitto, non aveva un vero valore strategico, infatti, ma rappresentava un simbolo di raccordo tra due culture che anelavano in realtà la separazione dell’islam dal cristianesimo.
  • Il 25 febbraio del 1994 fu firmato il cessate il fuoco e la città rimase divisa tra bosniaci e croati. Solo due anni più tardi sarebbe stato possibile passare però da una parte all’altra della città.
La prima volta che ho visitato Mostar è stato nel 2003 e l’emozione fu grandissima, indescrivibile. Non avevo mai visto edifici bombardati o vetture d’emergenza crivellate da colpi di armi da fuoco. Anzi, non avevo mai visto nient’altro ridotto così…

I segni della guerra erano ancora molto evidenti sin dalla frontiera.



 Le case diroccate ed abbandonate coperte dalla vegetazione sono ancora visibili attraversando i tratti montuosi che conducono alla città. All’ ingresso, l’impatto è enorme data la vista sul cimitero Monumentale della città.
Intraprendo il mio viaggio con un gruppo di amici, non appartenenti ad alcuna organizzazione politica ma che porta aiuti umanitari sin dagli anni della guerra.

L’autista mi racconta di come doveva fare a guidare a fari spenti quando sentiva gli aerei bassi sorvolare il loro percorso stradale con il timore di essere intercettati, fermati e derubati.
Ancora oggi passare le frontiere, specialmente con aiuti umanitari di vario genere non è facile.

L’autista mi spiega che poiché Mostar sorge a 59 metri sul mare la zona è stata un obiettivo importante, durante la guerra, il suo sbocco sul mare infatti la poneva in una posizione strategica favorevole.
Entrati nella città la cosa che mi colpisce è il paesaggio che alterna nuove costruzioni ad abitazioni diroccate e crivellate dai colpi. 


Alcune case, malgrado i danni ed i segni evidenti del conflitto, sono abitate.
A Mostar ho appuntamento con un operatore sociale italiano ma impegnato da anni in tutta la Bosnia Erzegovina ed in contatto diretto con altri connazionali volontari, laici e religiosi, che operano in questa regione.

Mentre mi mostra la città e le sue rovine mi spiega di tensioni che perdurano e rendono ancora oggi la convivenza appena tollerabile.
I sindaci eletti sono a turno uno cattolico ed uno mussulmano cosicché nessun progetto va mai davvero avanti e le problematiche non vengono esposte alla Comunità Europea in modo da poter fare interventi costruttivi. 

Le banche e le scuole sono ancora distrutte e tuttora irriconoscibili. Sotto le macerie potrebbero ancora esserci dei morti e mi racconta di come e quanto a lungo un cane abbia vegliato il luogo in cui il suo padrone è morto.

Appena fuori dalla città, oltre il ponte austro ungarico, un bambino gattona lungo il bordo della strada, solo, sporco e tra le macerie.

La mia guida mi dice di venire via, i genitori sono poco lontano e non sono zone in cui soffermarsi troppo a lungo. Attraversato il ponte, dice, è come entrare in Turchia.
La guida ha operato anche a Sarajevo dove, mi dice, ancora oggi sopravvive ancora qualche focolaio di guerriglia.

 Dalle colline si possono vedere i numerosissimi minareti, è d’uso, nella cultura mussulmana costruire una moschea non appena si forma anche una piccolissima comunità.

Prima della guerra a Mostar le moschee erano 8 ad oggi se ne contano 48; 400 nuove in tutta la Bosnia Erzegovina e nessuna chiesa.
È difficile, dice, essere cristiani in una città di mussulmani e mentre mi racconta di aver visto una suora picchiata, alla quale hanno strappato e calpestato la croce che portava al collo, mi indica la chiesa di San Paolo (nella foto), che ha un campanile alto 110 metri, ed è costruito ai piedi di un monte dal quale si erge e domina una croce.

Quando le campane suonano i mussulmani si tappano le orecchie.
Per lo più i sacerdoti cattolici celebrano le loro funzioni per lo più all’interno dei capannoni.

In progetto ci sarebbe una nuova chiesa il cui nome è già pronto: “la Resurrezione di Gesù” ma poiché vicino c’è un centro islamico, i mussulmani non la vogliono.

Oggi gli abitanti di Mostar sono 110 mila, il 50% dei quali cattolico. Ci sono scuole, Ospedali, Università con tutte le facoltà che, anche se costruite dai cattolici, sono frequentate anche dai mussulmani che accettano gli aiuti offerti dalle comunità cattoliche, specialmente italiane presenti sul territorio che si occupano in particolare di: ragazze madri, tossicodipendenti, bambini orfani. 
Com’è noto, in queste regioni, durante la guerra vi è stato lo “stupro etnico” ai danni di decine di migliaia di donne che da queste violenze generarono figli in parte poi divenuti orfani.

Oggi, quei bambini sono accolti in comunità religiose e non sono adottabili perché rappresentano il futuro di una comunità in ricostruzione. Gli aiuti economici che giungono sono investiti in progetti di sostegno che li aiuti a crescere e ad inserirsi nella loro cultura d’appartenenza.

Non ci sono industrie o attività economiche che diano segnali di ricostruzione concreta e rapida, la comunità vive per lo più con gli aiuti provenienti dai paesi islamici.
Alcuni scorci sono davvero molto suggestivi, in centro i minareti aperti e visitabili e lungo le vie i bazar con i vendita i cimeli del comunismo.


Pochi minuti a piedi il vecchio ponte di Mostar, oggi ricostruito dopo dieci anni con finanziamenti esteri, compresi quelli italiani, dal quale i ragazzi di Mostar si tuffano nel Neretva, oggi (2007) a 20 euro, raccolti tra i turisti, contro i 2 che diedi alcuni anni fa (2003).
La guerra è terminata nel 1994 ma la comunità internazionale di esperti, anche in ambito psicologico, si è adoperato per prestare aiuti e soccorsi e dal contatto con alcuni di loro si è riusciti a ricostruire gli stadi emozionali indicati dal Center of Mental Health Services e attraversati da quanti coinvolti in un disastro:

la Fase Eroica – quella immediatamente successiva all’evento, ed eroica perché le energie vengono mobilitate nelle azioni di salvataggio ed aiuto; segue la Fase della Lune di Miele – in cui i superstiti reagiscono con ottimismo e si sentono rincuorati dal sostegno economico promesso dalle istituzioni per la ricostruzione; i riflettori si spengono lasciando spazio alla constatazione dell’enorme entità dei danni subiti e le risorse emotive propositive lasciano spazio alla rabbia e al ripiegamento sulla proprio condizione individuale. Questa perdita del senso dell’essere comunità costituisce il presupposto della Fase della Disillusione. Il senso di abbandono e lo sconforto acuiscono i disturbi dati dal forte stress subito ma ci si prepara alla Fase della ricostruzione. Fase in cui ci si prepara a farsi carico delle problematiche personali e familiari per migliorare la propria condizione, anche gli aiuti promessi cominciano ad arrivare e si recupera un senso di ottimismo anche se i sintomi psicofisici si aggravano.
I segni dei conflitti sono davvero molto evidenti, sempre lì a ricordare quanto accaduto, le perdite e le paure che rendono anche dal punto di vista psicologico difficile il ripristino rapido della normalità. La Fase di ricostruzione oggi è più evidente nei grandi centri urbani ma anche lì sembra ancora oggi sia vissuta a rallentatore. La sensazione è che la comunità si senta abbandonata senza un vero leader politico, senza un progetto definito e rassegnata a dover convivere con i segni della guerra e con l’ansia che tutto possa ricominciare.
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Abruzzo. Sisma del 6 Aprile 2009
Appunti fotografici dell'intervento psicosociale. 



14/09/2009
A cura di Stefania Servadio
Il 6 Aprile 2009 alle ore 03:33 la zona de l'Aquila è stata colpita da un terremoto di magnitudo 5.8 secondo la Scala Richter e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ne dava notizia con il seguente comunicato stampa che si riporta integralmente dal sito ufficiale:
"Comunicato dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sul terremoto del 6 aprile 2009 La Rete Sismica Nazionale dell’INGV ha registrato un terremoto di Magnitudo 5.8 (Magnitudo Richter) (6.2 Mw=magnitudo momento) nella zona dell'Aquilano, il 6 Aprile 2009 alle 3:32 (ora italiana). Le coordinate epicentrali risultano: Lat. 42.33N e Long. 13.33E. La profondità dell'ipocentro è pari a 8.8 km. Il terremoto è caratterizzato da un meccanismo di tipo estensionale, con piani di faglia orientati NW-SE e direzione di estensione NE-SW (anti-appenninica). La scossa è stata seguita da decine di repliche, la più forte delle quali è avvenuta alle 4:37 italiane con magnitudo pari a 4.6. Tutte queste scosse sono avvenute a profondità crostali (entro i 10-12 km), tipiche dei terremoti dell'Appennino. Questa circostanza determina un forte risentimento dello scuotimento in area epicentrale. Tutte le stazioni della Rete Sismica Nazionale dell'INGV hanno rilevato chiaramente le onde sismiche generate dalla scossa principale. Sul sito dell'INGV(alla voce Terremoti Recenti) vengono riportate tutte le informazioni sull'evento sismico e sul suo inquadramento nel contesto della sismicità precedente e della classificazione sismica del territorio. La zona è stata oggetto di una sismicità frequente con caratteristiche di sciame sismico a partire dal mese di gennaio 2009, con centinaia di scosse tutte di modesta entità, fino all'evento di magnitudo 4.0 avvenuto il 30 marzo scorso. Si sottolinea la circostanza secondo la quale, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile realizzare una previsione deterministica dei terremoti (previsione della localizzazione, dell'istante e della forza dell'evento). Ciò è vero anche in presenza di fenomeni quali sequenze o sciami sismici che nella maggior parte dei casi si verificano senza portare al verificarsi di un forte evento. Una scossa quale quella che si è manifestata oggi viene normalmente seguita da numerose repliche, alcune delle quali probabilmente assai sensibili. La zona in oggetto è stata sede in passato di forti terremoti. In particolare, l’attività di questi giorni si colloca tra la terminazione meridionale della faglia che si è attivata nel terremoto del 1703 (Int. MCS del X grado MCS, pari a Magnitudo circa 6.7) e i limiti settentrionali della faglia associata nei cataloghi al terremoto del 1349 e di quella denominata "Ovindoli - Piani di Pezza". Si ricorda che i comuni interessati ricadono tra la prima e la seconda categoria della classificazione sismica del territorio nazionale. Negli ultimi anni la zona non è stata interessata da forti terremoti. Subito dopo il manifestarsi dell'evento l'Istituto si è mobilitato inviando nell'area colpita le sue strutture di emergenza quali la rete mobile e altre squadre di rilevatori. Roma 6 Aprile 2009 ore 6:30 Nota sulla magnitudo: la magnitudo usata di routine per stimare la grandezza di un terremoto è la cosiddetta Magnitudo Richter o Magnitudo Locale (Ml), che viene calcolata sull'ampiezza massima della registrazione sismica di un sismografo standard (a corto periodo). Viceversa la Magnitudo Momento (Mw) viene elaborata attraverso un trattamento numerico dell'intero segnale sismico su tutte le frequenze evidenziate dalla registrazione. Per terremoti forti la Mw viene ritenuta una stima più accurata della severità dell'evento…". (www.invg.it)


Alle 8.45 del 6 aprile 2009 l’allerta degli psicologi appartenenti alla Federazione di Psicologi per i Popoli per una loro possibile attivazione in questo contesto.
La partenza, per chi come me fa parte, oltre che di Psiemitalia, anche di Psicologi per i Popoli, Regione Veneto, è stata organizzata dal Presidente Luca Pezzullo in collaborazione con la Protezione Civile di Padova.

Di seguito alcune immagini scattate nei due turni effettuati da me nei mesi di aprile e maggio.
La destinazione in entrambe le occasioni è stato il Comune di Lucoli.



Le psicologhe destinate al Comune di Lucoli erano quattro al primo turno e solo due al secondo che dovevano dividersi sui campi di: San Menna – San Giovanni – Campo Felice – Casamaina.

Due di noi, tra cui io, pur facendo riferimento al campo di San Menna effettuavano trasferimenti quotidiani verso Campo Felice.

Ad aprile, sotto il Gran Sasso le condizioni climatiche erano piuttosto rigide e non sempre favorevoli alle attività da effettuare.

                                                                       Aquila
              
    
                                                                       

                                  Colle
 



Colle
 
Colle. 





Casamaina.  
Stefania impegnata con i periti esperti nella valutazione dell’abitabilità degli edifici, offre il supporto psicologico agli abitanti durante la visita, che è sempre un momento d’ansia, specialmente nei casi in cui è valutata la completa inagibilità. Gli stessi residenti hanno richiesto anche in seguito questo supporto programmandolo per altre occasioni simili. In alcuni casi è stato possibile effettuarne anche con i Vigili del Fuoco.
 

 DICOMAC – Direzione Comando e Controllo presso la sede della Guardia di Finanza a Coppitto dove anche gli psicologi effettuano le loro riunioni con la Funzionaria del Ministero responsabile per questi interventi.  
Lucoli. L'esercito monta la tenda dello Spazio Gioco per i bambini.
Lo Spazio Gioco, organizzato in questa tenda, prevede angoli morbidi e materiale ludico donato.
All'esterno è stato allestita una zona dedicata ai colloqui con i genitori che lo richiedevano.
Pizzoli. La Cappella costruito dai Vigili del Fuoco per i fedeli.

Pizzoli. Tendopoli di Pizzoli che a metà aprile contava oltre 920 presenze, di cui 90 bambini. Molto ben organizzata era già attivo un piccolo canile e i Vigili del Fuoco avevano costruito anche una piccola chiesetta tutta in legno (foto precedente). 
a Protezione Civile di Padova, con la disponibilità dei volontari e dei mezzi è stata di grande supporto alle attività delle psicologhe, coinvolte anche nella mediazione per il trasferimento della popolazione da un campo all’altro.

Grazie all’intervento dell’esercito e della Guardia Forestale è stato possibile trasferire quanti dormivano in auto da Campo Felice a Casamaina, almeno trecento metri più in basso, in condizioni ambientali più favorevoli.
La nuova tendopoli ha previsto un’organizzazione che comprendeva: la distribuzione di incarichi e responsabilità come: la cucina, le pulizie, la farmacia, la gestione del magazzino, la segreteria, l’ambulatorio medico...
 
Casamaina. Stefania all'esterno dell'ambulatorio medico.
L'insegna è stata disegnata dai bambini.
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SISMA EMILIA
20 – 29 Maggio 2012
   A cura di Stefania Servadio

Alle 4.03 di domenica mattina del 20 maggio si sprigiona un’energia pari a 5.9 gradi della Scala Richter, la stessa che il 6 aprile del 2009 si avvertiva anche all’Aquila con le conseguenza disastrose che conosciamo.
Questa è la prima delle tre scosse che saranno sentite nelle principali province del nord Italia: Milano,Venezia, Bologna, Torino, Trieste e Bolzano. La seconda alle 5.02 con magnitudo 4.9 e la terza alle 15.18 con magnitudo pari a 5.1 della Scala Richter.
Sembrava di andare contro vento. Per 10 secondi un fischio come se nella mia stanza ci fossero state le finestre aperte, racconta Flavio.
Sembrava che qualcuno mi tirasse per i piedi, dice Giuliana.

I danni riferiti portano le regioni interessate a richiedere lo stato di emergenza. Oltre all’Emilia Romagna - che vede coinvolti numerosi comuni: Finale Emilia, dove crollano la Torre dei Modenesi, il Duomo e il castello; Modena; Bondeno; Rovigo; Sant’Agostino; Ferrara; Mirandola; Dosso; San Felice sul Panaro - anche la Lombardia segnala ingenti danni, circoscritti per lo più nel mantovano, e il Veneto che registra, nei comuni al confine con l’Emilia, crolli e dissesti statici a edifici privati e pubblici.
Le scosse non si fermano e le prima testimonianza che raccolgo telefonicamente e direttamente è alle 4.30 della domenica mattina.
Nei racconti ritorna il ricordo di un’energia sinistra che trascina fuori dal letto e piega le pareti della stanza in cui si riposa fiduciosi.
Il fischio del vento in una stanza chiusa, il rumore assordante, come un frastuono, un boato, un treno, un aereo, il passaggio di dieci moto o di un grosso camion. Il livello di attivazione è tale che ogni rumore improvviso, o che possa ricordare quelli manifestatisi durante la prima scossa, portano il ricordo a quella notte, nella quale si era abbandonati e fiduciosi nel proprio letto,  e nella quale in “pochi secondi” un rifugio sicuro è stato trasformato in un luogo dal quale si preferisce star lontano.
I mobili si spostano, gli oggetti riposti in alto cadono, le bottiglie s’infrangono e i cocci feriscono i piedi nella corsa verso l’uscita dalla propria abitazione. La sensazione è che la casa sia crollata, si cerca la luce ma questa scompare dopo poco lasciando immersi nel buio della notte e della paura.
All’esterno i suoni degli allarmi e la gente che si riversa in strada e cerca nello sguardo del vicino una conferma.

Meglio una tenda in giardino, un camper, il garage o un piano basso, anche dormendo vestiti sul divano, purché al sicuro vicini ad una via d’uscita con la porta aperta.

                                                      Foto 1 – La tenda in giardino (foto di S. Servadio).

Odio la mia casa” è una frase che abbiamo sentito spesso anche qui a Ficarolo, ma Andrea mentre la pronuncia, facendo riaffiorare i ricordi di quella notte, con gli occhi spalancati, mi fa vedere la pelle d’oca che riaffiora ancora sulle braccia. Sono dieci giorni che dorme in macchina e alle cinque di ogni mattina la mette in moto per andare al lavoro.
Molti i progetti di vendere o ricostruire la propria abitazione in legno.

In poche ore sono sette i morti. Diverse decine i feriti e qualche migliaio gli sfollati che, soprattutto anziani, raccontano di non aver mai sentito una cosa del genere. Sgomento e disorientamento si diffondono tra la gente che non aveva mai ritenuto queste zone sismiche. “Dopo il 2010 eravamo pronti alle alluvioni, e ci preparavamo ad affrontarle, ma questo non ce l’aspettavamo”.

Lo sciame sismico non ha trovato pace, complicando le delicate e complesse operazioni  di soccorso. Numerosi i crolli e, malgrado la pronta reazione a ritornare alla normalità il più velocemente possibile, le autorità sono costrette a ricorrere all’arresto forzato delle aziende, interessate dai danni più significativi, per porle in sicurezza.
Attivati per primi: i Vigili del  Fuoco, impegnati fin da subito nelle diverse attività dalle verifiche statiche per valutare possibili crolli o condizioni di pericolo alla messa in sicurezza degli edifici storici; il soccorso sanitario e la Protezione civile.
Il primo sopralluogo in una zona di possibile intervento per l’Associazione Italiana di Psicologia dell’Emergenza e Disaster Management degli Eventi Stressanti e Catastrofici la faccio personalmente sul comune di Ficarolo (Ro) domenica 27 maggio, accompagnata da Adriano Osti un Vigile del Fuoco da poco in pensione e che per anni ha operato come caposquadra presso il Comando di questa provincia.
Il paese conta poco più di 2.600 anime spaventate e il primo incontro è con Cinzia, la ragazza di un bar che spiega il terrore di quella notte in cui stava chiudendo il locale ma la scossa, inattesa e lunghissima (20 secondi), deformava le pareti fino a non permetterle di aprire la porta per uscire.
Mio fratello, ci racconta, dorme con le scarpe ai piedi. Diversi dormono nelle tende e nei camper che hanno acquistato per l’occasione, io non riesco a stare più dietro al bancone e mi rifugio velocemente ai tavolini esterni sotto l’ombrellone e con amici e clienti ci facciamo compagnia non parlando d’altro.
C’è anche chi ci racconta di essere andato a dormire indossando gli occhiali per paura di non trovarli nella velocità della fuga.
Un primo rapido giro per il paese fa osservare che al suo centro, in bella mostra, si trova la chiesa Arcipretale di S. Antonio Martire con adiacente il campanile che svetta per circa 80 metri e mostra, da duecento anni, una pendenza naturale di qualche grado. Visibile già da lontano preannuncia l’entrata in paese.
                                           Foto 2 - Chiesa Arcipretale di S. Antonio Martire
Intorno alla piazza si sviluppano le attività commerciali, specialmente i bar, dove ci si incontra, si osserva l’incessante lavoro dei Vigili del Fuoco, si commentano e confrontano le notizie, si fanno pronostici sulle prossime scosse, si spera che il campanile regga.
Monitorato due mesi prima del sisma dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha negli anni subito diversi interventi strutturali di rinforzo per poterlo conservare al meglio e il più a lungo possibile. Oggi sono visibili nella torre campanaria diverse crepe, mentre  il tetto della chiesa e parzialmente sfondato.
Sul campanile sono diversi i ficarolesi che ci sono saliti perché da piccoli facevano i chierichetti o per una semplice visita. Una signora ricorda che un tempo affacciandosi, nelle giornate limpide, si poteva vedere fino alla zona industriale di Ferrara.
Foto 3 - Le campane smontate dal campanile
L’urgenza è stata quindi quella di intervenire sul campanile e per alleggerirne il peso sono state tolte le campane.
La curia ha predisposto interventi immediati, in accordo con i tecnici.
 L’area sottostante è stata evacuata e la zona circostante transennata e presidiata dai volontari della PC, almeno durante le ore in cui le squadre specializzate del Nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale) dei Vigili del Fuoco lavorano.
Foto 4 – I Vigili del Fuoco al lavoro.
Foto 5 – Chiesa del Carmine (foto di S. Servadio)

In seguito l’Associazione è stata invitata dal Sindaco di Ficarolo, Fabiano Pigaiani, ad un incontro organizzativo dell’intervento psicosociale proposto per il supporto psicologico alla popolazione ed ai soccorritori.

Dal nostro arrivo è stato subito evidente che anche questo Comune gode di un interessamento significativo delle autorità tra le quali Franco Gabrielli, Capo della Protezione Civile Nazionale, il 
Prefetto di Rovigo Romilda Tafuri, e nei giorni che seguono Flavio Tosi, Sindaco di Verona, l’Onorevole Emanuela Munerato, Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto.
Le psicologhe presenti, ancora anonime per questa comunità, hanno avuto l’occasione di scambiarsi l’augurio di un buon lavoro con il Capo della PC Nazionale Gabrielli.
Foto 6 - Il Capo della Protezione Civile, Dr. Franco Gabrielli, oggi Prefetto di Roma, e la Dr.ssa Stefania Servadio, psicologa dell'emergenza e coordinatrice per Psiemitalia degli interventi psicosociali effettuati a Ficarolo (RO).
A seguito dell’incontro con il Sindaco è stato concordato l’avvio del nostro intervento e predisposti i primi aspetti logistici.
Le psicologhe, accompagnate dalla Protezione Civile locale hanno predisposto la loro base con i mezzi a disposizione.
Il camper è stato messo a disposizione una delle psicologhe mentre la tenda approntata dalla Protezione Civile della Regione Veneto.Quest’area ha costituito un riferimento per i paesani che, rispondendo all’Avviso pubblico, diffuso in numerosi punti ad alta frequentazione, hanno potuto trovare accoglienza e supporto psicologico e psicoeducativo, in considerazione delle richieste pervenute dalle famiglie che hanno accompagnato in questo spazio anche i loro bambini.
 
Foto 7 – Psico-Postazione (foto di S. Servadio).
Le psicologhe coinvolte sono state in totale quattro (Stefania – Cristina – Tatiana – Serena) e gli interventi realizzati sono stati numerosi e diversificati.
Oltre 130 colloqui individuali, effettuati su richiesta diretta, più quelli realizzati in modo più informale avvenuti per esempio: per strada, nei bar, al mercato.
Le psicologhe hanno sempre transitato frequentemente e liberamente per il paese offrendo a tutti la possibilità di un colloquio presso i locali del Comune, presso la psico-postazione, presso il domicilio del richiedente.
Incontri di gruppo con il personale sanitario, in particolare dell’RSA San Salvatore e con le insegnanti di varie scuole.
Coinvolgimento di associazioni di volontariato per la realizzazione di attività ludico-espressive realizzatesi presso:
-        La Scuola dell’Infanzia Maria Immacolata di Ficarolo,
-        L’Asilo Nido Peter Pan di Ficarolo,
-     La Scuola dell’Infanzia di Salara,
-     La casa di Riposo San Salvatore di Ficarolo,
-     Un incontro finale nel parco di Villa Giglioli per offrire a tutti un saluto ed una nuova possibilità di confronto con le psicologhe per chi lo avesse desiderato.
Le Associazioni di volontariato a cui mi sono rivolta e che hanno quindi partecipato con i loro operatori sono state le seguenti:
-        Stringhe Colorate (Como) – con Flavia, un Clown sociale, e Bruno il Mago.

 Foto 8 – Magie e Clownerie (foto di S. Servadio).
- Oltremusica (Como) – otto operatori (Betty – Guido – Sara – Clara – Daniela – Mimmo – Luca – Anna) che hanno intrattenuto con le attività di Ukulele.

Foto 9 –  Ukulele (foto di S. Servadio)
  
Sul territorio sono stati individuati anche:
-        I Goti (Ficarolo) – i Furini  sono una coppia molto conosciuta che ha allietato i bambini con la fiaba di Pinocchio, rappresentandola con i burattini.


                                                                Foto 10 – I Goti e i loro burattini (foto di S. Servadio).                

                Associazione Gea Mater (Rovigo)  – Lorenza con lo spazio del Trucca Bimbi.
      
                         Foto 11– Spazio dedicato ai bimbi e non solo (foto di S. Servadio).


      Il tutto concertato grazie ad un confronto continuo e diretto con il Sindaco, l’Assistente sociale, la Protezione Civile, la Proloco.

      Venerdì 15 giugno il Sindaco di Ficarolo ha organizzato un incontro con la popolazione dal titolo: “Eventi sismici del 20 – 29 maggio 2012. Interventi, programmi, tempistiche” ed ha invitato le psicologhe a partecipare intervenendo con il parroco, i tecnici del Comune e la Protezione Civile in merito agli interventi effettuati ed alle prospettive future.



    
        Foto 12 e 13 – Stefania Servadio espone gli interventi effettuati e le prospettive future  dell’Associazione di volontariato di psicologia dell’emergenza sul territorio di Ficarolo.

      In considerazione della ripresa di un clima più sereno da parte della popolazione, in un momento in cui, malgrado le scosse sono ancora presenti ma più lievi e meno disturbanti, scegliamo di sospendere le attività, anche per non dare il rimando alla popolazione, che ci vede impegnate con la scritta “psicologa” di uno stato di necessità persistente ma pronte a ritornare in campo nel caso dovesse riattivarsi uno stato d’emergenza.


       Si ringraziano:
-         L’amministrazione Comunale di Ficarolo che ci ha dato disponibilità, fiducia e collaborazione,
-          La Protezione Civile, valida e utile in ogni nostro spostamento,
-         Le Associazioni di volontariato intervenute, che con entusiasmo hanno espresso la loro solidarietà,
-         Gli organi di stampa (Il Gazzettino e Il Resto del Carlino), per la puntualità delle informazioni condivise con i lettori,
-         Tutti i ficarolesi per l’accoglienza e la simpatia dimostrata.


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